Marco Pardini
Scrivo praticamente da sempre.
Ho cominciando a quattro anni quando mio padre alla sera, mi insegnava a scrivere le prime parole in stampatello, saltando di fatto le famose “stanghette” usate in prima elementare in quei tempi ormai lontani.
Scrivere.
L’ho fatto ovunque, su qualsiasi superficie piana, con gesso carbone, schegge di mattone e naturalmente, con penne e matite.
A scuola mi appassionavano i temi, ne ho scritto una valanga e ho da subito manifestato un grande amore per le storie, le favole, i racconti.
Anche nell’adolescenza, da ragazzino, ho scritto a mano interi quaderni, notes, blocchi interi di pagine dove scaraventavo ogni sorta di pensiero, di riflessione o anche di malessere.
Scrivere mi dato tanto e attraverso lo scrivere, ho aperto il mio mondo interiore anche ad altri. Mi occupo di natura, di ambiente ma soprattutto di ambiente interiore, per farlo ho incontrato le piante medicinali.
Queste mi hanno aperto ad un mondo fatto di suggestioni, simbolismi e pratiche applicazioni. Una grammatica a cielo aperto caduta sul suolo, sui pascoli e sui prati.

Me ne sono fatto interprete e portavoce. L’ho fatto e continuo a farlo, cercando di non “sporcare” con il mio dire di loro l’aura magica che le avvolge e la loro sacralità.
Ho incontrato personaggi fantastici che mi hanno introdotto in uno straordinario viaggio senza tempo.
Da qualche anno cerco di raccontare a voce o scrivendone, avvenimenti realmente accaduto dei quali sono stato testimone nella mia ricca adolescenza.
A ventinove anni scrissi Signora delle ginestre, lo stampai in proprio; non ne conservo neanche le bozze. Era un racconto di antiche Madri, di donne guaritrici e dei loro molti gesti sacri.
Ho scritto molti articoli scientifici su riviste dedicate alle medicine naturali e sul benessere psicofisico. Oltre a questo, anche qualche racconto sulle popolazioni native del Wyoming che ho avuto la ventura di conoscere ormai diversi anni fa.
Il mercante di nuvole è ancora in un cassetto della mia scrivania, un racconto che si avvicinava alla descrizione di Adelmo, un mio grande precettore, il più grande di tutti i miei maestri.
L’ho ritrovato con questo mio ultimo libro: Il piantastorie e in questo lavoro cerco di ricordare quanto mi ha dato.